Il ben conservato affresco di San Aretha, martire del VI secolo, decora il lato sud della volta centrale nella cripta del Monastero di Osios Loukas (XI secolo).
Titolo: Santi Giorgio, Aniceto, Vincenzo e Aretha
Artista: Sconosciuto
Tipo: Affresco
Data: Terzo quarto dell’XI secolo (circa 1050-1075)
Materiali: Non specificati (probabilmente pigmenti naturali su intonaco umido)
Luogo: Cripta, Katholikon del Monastero di Osios Loukas, Beozia
Un Viaggio nella Cripta di Osios Loukas
Il Monastero di Osios Loukas in Beozia è uno dei monumenti più splendidi dell’arte e architettura medio-bizantina, un luogo dove la fede incontra l’espressione artistica in modo unico. Scendendo nell’atmosfera suggestiva della cripta del katholikon, il visitatore (anche quello virtuale, attraverso le immagini) si sente trasportato in un’altra epoca. La cripta, uno spazio funerario ma anche di culto, ospita un eccezionale ciclo di affreschi databili intorno alla metà dell’XI secolo. Tra le figure che decorano le crociere della volta, troviamo un’impressionante quartetto di santi nella parte sud: i martiri Aniceto, Vincenzo e insieme a loro il San Aretha. Questa rappresentazione, insieme alle altre figure di santi, apostoli e santi, compone un numeroso coro che sembra emergere dal decorato, quasi paradisiaco, campo della volta, partecipando silenziosamente al rito funebre che si celebrava lì. L’iconografia di San Aretha nel Monastero di Osios Loukas, insieme agli altri santi militari, ci offre preziose informazioni sull’arte, la teologia e la storia dell’epoca, catturando ideali e modelli che hanno plasmato la società bizantina. Lo studio di queste figure, così come i Vite dei Santi che si sono formate nel corso dei secoli, ci aiuta a comprendere più a fondo il mondo di Bisanzio.
Il Coro dei Santi nella Cripta
Camminando mentalmente nella cripta del Monastero di Osios Loukas (Bollettino Archeologico), incontriamo un programma iconografico unico. Nelle dieci crociere che formano la volta, si dispiega un’intera città celeste. Quartetti di santi, impressi su spalle circolari, sono disposti assialmente, come se “navigassero” con un’eterna ordine su un campo riccamente decorato, simbolicamente paradisiaco. Questa schiera celeste include apostoli, martiri, santi militari e santi, un numeroso coro che è direttamente collegato alla Supplica (il noto Trinitario con Cristo, la Madonna e il Precursore) nell’arco centrale. L’intero insieme sembra risuonare con il rito funebre, ricordando lo scopo dello spazio.
I Santi Militari e la Posizione di San Aretha
I martiri e i santi militari occupano una posizione di rilievo, decorando le tre crociere centrali lungo l’asse Nord-Sud. Tutti sono raffigurati con lo stesso modo standardizzato, ma imponente: frontali, severamente frontali, indossando abiti lussuosi decorati con paragaudi (strisce verticali porpora che indicavano rango) e portano una clamide (mantello) fissata sulla spalla con una pesante fibbia elaborata. Tengono davanti al petto la croce del martirio, simbolo del sacrificio e della loro vittoria sulla morte. A nord di queste crociere svetta la figura di San Giorgio, mentre a sud troviamo la triade dei Santi Aniceto, Vincenzo e di San Aretha, il martire che ci occupa qui. La collocazione di San Aretha nel Monastero di Osios Loukas, accanto ad altri importanti martiri, sottolinea l’onore attribuito a questi difensori della fede.
Analisi Visiva dell’Affresco di San Aretha
Fermiamoci un momento davanti all’immagine di San Aretha, come ci viene trasmessa dall’ignoto artista dell’XI secolo. La figura emerge da un medaglione circolare (spalla), incorniciata da cerchi concentrici e intricati motivi vegetali che riempiono il resto dello spazio della crociera. Guardando questa immagine, anche digitalmente, si prova una connessione immediata con il passato, una sensazione di sacralità che l’artista voleva trasmettere.
San Aretha è rappresentato rigorosamente frontale, il suo sguardo intenso e penetrante, che guarda oltre lo spettatore, verso il divino. I tratti del viso, sebbene un po’ stilizzati secondo l’Arte Bizantina dell’epoca (Cormack), emanano serietà e spiritualità. I capelli e la barba sono resi con sottili linee parallele, creando una sensazione di texture. Indossa una tunica chiara, decorata con il paragaudio sulla spalla, e sopra una clamide scura, legata con una fibbia circolare. La sua mano destra si proietta tenendo una croce, mentre la mano sinistra è coperta dalla clamide. L’uso di colori terrosi (ocra, marrone) per il viso e i capelli, in contrasto con il blu scuro o nero della clamide e il verde dello sfondo con motivi vegetali arancioni/rossi, crea una palette cromatica equilibrata. L’aureola, in ocra dorata con doppio contorno, sottolinea la santità della figura.
Immaginate il pellegrino dell’XI secolo che entra nella cripta, forse con la debole luce delle candele che tremola, e si trova di fronte a questa figura sulla volta. La frontalità e lo sguardo intenso creerebbero una sensazione di comunicazione immediata, connessione spirituale. La qualità dell’affresco, con le linee pulite e il dettaglio decorativo, sottolineerebbe l’importanza dello spazio e delle figure rappresentate. (Forse un invito a ulteriori ricerche: iconografia bizantina dei santi militari).
Datazione e Significato
La presenza di specifici santi padri in un’altra crociera, a sud-est, fornisce elementi cruciali per la datazione dell’intero decorazione affrescata della cripta. Qui sono raffigurati i Santi Luca (il fondatore del monastero), Filoteo, Atanasio e Teodosio, con l’iscrizione «῾Ο ὅσιος πατήρ ἡμῶν» che chiarisce che si tratta di abati defunti del monastero, e non semplicemente dei santi omonimi (che sono raffigurati altrove). Teodosio, di nome Teodoro Leovachos, era una figura di spicco, funzionario imperiale di una potente famiglia tebana, e abate del monastero nel 1048. È considerato un probabile patrono per i magnifici mosaici del katholikon (Stikas). La sua rappresentazione come santo padre significa che gli affreschi della cripta furono realizzati dopo la sua morte, collocandoli cronologicamente vicino alla metà dell’XI secolo, forse durante l’abbaziato di Gregorio, che completò la ristrutturazione del tempio. Questo rende la rappresentazione di San Aretha e degli altri santi un importante documento della pittura medio-bizantina.
Il volto di San Aretha emana spiritualità bizantina, con grandi occhi e un’espressione severa, caratteristiche dell’arte nel Monastero di Osios Loukas.
Diverse Interpretazioni & Valutazione Critica
Sebbene la datazione generale degli affreschi della cripta di Osios Loukas alla metà dell’XI secolo sia ampiamente accettata, ci sono discussioni accademiche su questioni specifiche. Alcuni ricercatori, come Robin Cormack, si concentrano sulla più ampia produzione artistica del periodo e sulle possibili influenze da laboratori di Costantinopoli. Altri, come Eustachio Stikas, hanno approfondito la storia edilizia del monastero, correlando le fasi di decorazione con specifici periodi di abbaziato e sponsorizzazioni. Ci sono anche opinioni che collocano i mosaici bizantini e gli affreschi leggermente più tardi all’interno dell’XI secolo (Balty). Questi approcci diversi arricchiscono la nostra comprensione, evidenziando la complessità dello studio di un monumento così significativo.
Echi Bizantini nell’Arte Sacra Italiana: Il Fascino Immortale di San Aretha
Nel cuore silenzioso del Monastero di Osios Loukas, dove il tempo sembra essersi fermato, l’affresco di San Aretha si erge come un testimone muto di un’epoca passata, un ponte tra il sacro e il terreno. Ben lungi dall’essere una mera rappresentazione religiosa, quest’opera d’arte bizantina svela un intricato tessuto di maestria artistica, profondità teologica e risonanza storica. La figura del martire, magistralmente inserita nel contesto più ampio degli affreschi che adornano la cripta, partecipa a un dialogo atemporale con il fedele e lo studioso, un dialogo che continua a riecheggiare attraverso i secoli.
La Spiritualità Silente: Un Dialogo Atemporale
L’affresco di San Aretha, con la sua bellezza severa e la spiritualità emanata, rappresenta una finestra preziosa sull’XI secolo bizantino. La sua presenza, all’interno del Monastero di Osios Loukas, si inserisce in un contesto artistico di straordinaria rilevanza, non solo per la Grecia ma per l’intera Europa, Italia compresa, dove l’influenza profonda dell’iconografia bizantina cretese è palpabile attraverso l’evoluzione dell’innaturalismo nella pittura post-moderna. La sua storia e il suo significato trascendono i confini geografici, offrendo uno spaccato unico sulla resilienza della fede e dell’arte. Il meticoloso studio di quest’opera, così come dell’intero programma iconografico del monastero, continua a svelare nuove sfaccettature della cultura bizantina, ispirando ammirazione per la sua capacità di sopravvivere e prosperare attraverso le vicissitudini della storia. La sua presenza è quindi parte integrante del ricco patrimonio culturale custodito dal Monastero, ed é un bene che arricchisce in maniera profonda il background conoscitivo storico e artistico Italiano.
Domande Frequenti
Chi era San Aretha raffigurato nel Monastero di Osios Loukas?
San Aretha era un grande martire del Cristianesimo che visse nel VI secolo nella città di Najran in Arabia (l’attuale Yemen). Martirizzò insieme a molti altri cristiani durante le persecuzioni. La sua rappresentazione nel Monastero di Osios Loukas, insieme ad altri santi militari e martiri, sottolinea l’importanza del martirio e della fede ferma per la chiesa e la società bizantina dell’XI secolo.
Dove si trova esattamente l’affresco di San Aretha nel Monastero di Osios Loukas?
L’affresco di San Aretha si trova nella cripta, sotto il principale Katholikon del Monastero di Osios Loukas. In particolare, decora il sud dei tre croci centrali della volta, sull’asse Nord-Sud. È raffigurato in spalla insieme ai Santi Aniceto e Vincenzo, come parte di un gruppo più ampio di martiri e santi militari che dominano questa parte della cripta.
Cosa caratterizza la tecnica dell’affresco di San Aretha?
L’affresco di San Aretha nel Monastero di Osios Loukas segue i modelli della pittura medio-bizantina dell’XI secolo. È caratterizzato da frontalità, stilizzazione dei tratti, linee di contorno marcate e uso di toni terrosi in combinazione con colori più vivaci per gli elementi decorativi. L’espressione è seria e spirituale, mirante a esaltare la santità e non il realismo.
Perché sono importanti gli affreschi nella cripta di Osios Loukas?
Gli affreschi della cripta, compreso quello di San Aretha, sono estremamente importanti poiché rappresentano uno dei migliori insiemi di pittura bizantina dell’XI secolo. Forniscono preziose informazioni sull’iconografia, la tecnica, le concezioni teologiche dell’epoca, così come sulla storia dello stesso Monastero di Osios Loukas, aiutando nella datazione e comprensione del monumento.
Quando sono stati esattamente creati gli affreschi di San Aretha e degli altri santi nella cripta?
Gli affreschi della cripta del Monastero di Osios Loukas, compresa la rappresentazione di San Aretha, sono databili con relativa precisione al terzo quarto dell’XI secolo, cioè circa tra il 1050 e il 1075 d.C. Questa datazione si basa principalmente sulla rappresentazione di specifici abati del monastero come santi, il che indica che gli affreschi furono realizzati dopo la loro morte.
Bibliografia
- Bollettino Archeologico. Volume 61, 2006.
- Balty, Janine. Mosaïques antiques du Proche-Orient: chronologie, iconographie, interprétation. Centre de recherches d’histoire ancienne, 1995.
Cormack, Robin. Byzantine Art. Oxford University Press, 2018.
- Stikas, Eustachio G. La cronaca edilizia del Monastero di Osios Loukas in Focide. In Atene Società Archeologica, 1970.
- Vite dei Santi in lingua greca, ossia raccolte dai sinassari. 1648. Link.